Canyengue - Storia di immigrazione, schiavitù, bassifondi e rinascita
di Maura Comotti
Si può ipotizzare che il canyengue, che si ballava in modi differenti secondo il rione di appartenenza,
possa essere nato verso la fine del 1800.
Non c’è traccia organica degli stili e dei luoghi, si sa solo che ogni rione lo ballava a suo modo, veniva tramandato dai genitori ai figli, dai fratelli alle sorelle, oppure lo si apprendeva guardando o ballando.
LE ORIGINI
Per capirne le origini e l’evoluzione dobbiamo andare a cavallo fra l’800 e il 900
per vedere la realtà di quel tempo sul Rio de la Plata, quella vasta area che è l’estuario dei fiumi Uruguay e Paranà,
una specie di imbuto largo all’inizio 48 km e alla fine 220 (quando incontra l’Oceano Atlantico), per 290 km di lunghezza.
In quegli anni il Rio de la Plata è un grande crocevia di popoli e culture – quello che ora chiameremmo “melting pot” –
un miscuglio di africani, immigrati europei, indios … dove ognuno ha una propria cultura e parla la propria lingua.
Quale linguaggio allora per comunicare se non quello del corpo, dove le parole sono superflue; e quale mezzo per esternare questo bisogno di dialogo
e contatto se non la musica, quel linguaggio universale che accomuna tutti i popoli del mondo.
Per conoscerne il significato serve però andare un po’ più indietro nel tempo.
"Fra la metà del 1700 e l’inizio del 1800 dieci milioni di schiavi africani
arrivano sulle coste americane, vittime della dominazione inglese e spagnola, e vengono sbarcati per essere impiegati come schiavi.
Sono partiti in 60 milioni ma solo uno su sei arriva vivo nei porti.
Siamo nel 1730 e gli Spagnoli stanno fondando Montevideo, capitale dell’Uruguay, servono gli schiavi per i duri lavori.
Il numero degli schiavi supera quello della popolazione locale. Nelle notti di festa i tambores del barrio si riuniscono alla luce del fuoco,
i falò sono accesi anche per riscaldare le pelli dei tamburi.
La musica candombe è l’unico bagaglio che i neri hanno portato con se’ e il ballo l’unica ricompensa per i duri lavori nelle stalle, nei campi,
nei porti e i tamburi riempiono la notte con quel ritmo proveniente dall’Africa.
In un frammento di storia spesso ignorato i tamburi raccontano la storia del profondo impatto che la cultura africana ha nell’America Latina.
Gli schiavi sono tanti e sono lì, sradicati dalle loro terre nel cuore dell’Africa, e hanno solo la musica e la danza per evocare le proprie origini.
La loro musica riassume il loro dolore, è travolgente e scuote la morale."
IL CANDOMBE
Il candombe è un ritmo proveniente dall’Africa, quanto sopravvive di un’eredità ancestrale di origine Bantù. L'area Bantu è quell'enorme regione culturale africana costituita da una complessa varietà etnica di circa 450 gruppi. Il termine è generico per tutte le danze di negri: sinonimo quindi di razza nera e di evocazione rituale.
Candombe Porteño: Raíces de la historia argentina
Nell'epoca coloniale, gli africani appena arrivati davano ai loro tamburi il nome di tangò. Con quel vocabolo veniva designato anche il posto dove i negri realizzavano le loro danze di candombe, le quali per estensione venivano chiamate tangò. Con la parola Tangò si definiva il posto, lo strumento, e la danza dei neri. Può sembrare una forzatura collegare questo a una qualche forma di tango, che con questo stesso termine si diffuse circa 60 anni più tardi.
"Nel 1820 vengono così proibite le danze, considerate anche pericolose per l’ordine sociale in quanto riuniscono grandi quantità di persone. La cultura africana viene annientata dalla dominazione spagnola, ma … la musica resta. Nel 1846 il Presidente della Repubblica Uruguayana abolisce la schiavitù. Ma presto i neri spariscono dall’Uruguay e dall’Argentina, decimati dalle epidemie e dalle guerre. La musica però non muore; i tamburi raccontano ancora la cultura di un popolo. Il ritmo del candombe non potrà mai più essere cancellato."
Afroargentinos - La historia jamás contada
(Candombe - 24cmx64cm - dipinto di Pedro Figari Figari dipinse quest'opera in 1932 all'età di 71 anni. Si potrebbe dire che l'imagine di sopra è una evocazione di suoi ricordi d'infanzia, nella quale s'illustrano le riunioni di candombe di metà del secolo XIX)
Il ritmo del candombe si forma dal suono di tre tamburi (piano, chico e repique). Quando questi tre tamburi si riscaldano si ascolta qualcosa di unico.
Azabache - (Candombe) - Hugo Del Carril
Con il passare degli anni il tessuto sociale si evolve; le varie culture e tradizioni etniche si ritrovano a convivere nei quartieri detti “orilla”; destini comuni di disperazione e speranza, di tristezza ma anche di aspirazioni. Da questa miscela si sviluppa un grande processo creativo.
Guerra a la Burguesia (Tango Anarquista 1901)
El tango antes de 1900
Enrique Di Cicco - Jorge Omar - 1900 - Tango
Con la sua forte ritmicità, fondendosi gradualmente con altri ritmi locali e musiche di provenienza europea, il candombe lascia il posto al canyengue.
Candombe criollo - Carlos Roldán & Orquesta Típica Sinfónica de Francisco Canaro
Candombe – Francisco Canaro
IL CANYENGUE
Il canyengue viene sviluppato attraverso i decenni dai figli dei ballerini di candombe e mantiene buona parte delle sue radici africane, è il ballo più diffuso a Buenos Aires durante i primissimi anni del 900 e si balla in modo burlesque e divertente, molto spesso anche fra uomini.
Una delle sue caratteristiche infatti è la giocosità; troviamo perciò fra i più noti brani canyengue testi divertenti e allusivi (El Choclo, uno dei più famosi, significa “pannocchia”), che col tempo lasceranno il posto a brani intrisi di tristezza e malinconia, che porteranno Discepolo a pronunciare la famosa frase “Il tango è un pensiero triste che si balla”.
La sua culla è il quartiere chiamato La Boca, un intricato dedalo di viuzze che si gettano nel mare accarezzando La Plata.
Un quartiere di casette colorate con gli avanzi delle vernici delle navi, terra di artisti, portuali, prostitute, emigranti e delinquenti;
assolutamente nessuna persona perbene avrebbe pensato di ballare il tango.
Il termine canyengue, che si ritiene di origine africana, significa “camminare cadenzato”; è l’essenza del tango, camminare abbracciati a tempo di musica.
Documento histórico: Orquesta Típica Criolla Vicente Greco "Don Juan" (1910)
Vicente Greco y su Orchestra Tipica Criolla 1911/1914 La Cara de la Luna
Tita Merello – El Choclo (scritto nel 1901)
Gardel Balla
"El Cachafaz" & Carmencita Calderón (1933)
COME SI BALLA
Il canyengue ha un tempo di 2x4 (primo e terzo accento musicale di pari valore)
e veniva suonato a quei tempi da Orchestre come La Tipica Victor, Francisco Canaro, Julio De Caro con un ritmo incalzante.
La sua caratteristica principale è la musicalità; poi l’arte di camminare in cadenza restando fedeli allo spirito della musica.
Si balla in cadenza-tempo con contatto fermo con il suolo, ginocchia un po’ flesse, con movimenti picareschi (arresti e partenze improvvisi, micrososte)
che danno un tocco del tutto particolare e sensuale al ballo.
Nel canyengue la postura di ballo è essenziale, poiché la corretta posizione permette di trasmettere la marca
e tutto ciò che concerne questo particolare tipo di ballo.
Ci si pone di fronte e si trova l’abbraccio con il braccio sinistro della donna che circonda il collo e le spalle dell’uomo
e il braccio destro dell’uomo che circonda la donna all’altezza della vita. L’uomo prende poi la mano destra della donna
e la porta in basso all’altezza della cintura e si sposta indietro un po’ fino a creare una posizione “apilada”,
che porta a un leggero piegamento delle ginocchia, trovandosi in questo modo a condividere l’asse.
Un’ipotesi suggestiva vuole che la mano dell’uomo appoggiata sul fianco sinistro servisse ad estrarre più velocemente il coltello in caso di risse ….;
chi mai potrà smentire questa supposizione!
Le teste dei ballerini si appoggiano in modo che lo sguardo cada verso il basso nella stessa direzione.
Carmencita Calderòn, partner del grande ballerino El Cachafaz,
definiva il canyengue come tango con cortes (arresti ritmati) y quebradas (torsioni dei fianchi combinate con il piegamento improvviso delle ginocchia).
L’EVOLUZIONE
Il crescente interesse della borghesia verso questa musica rompe i confini delle orillas
e la porta gradualmente nelle sale da ballo di Buenos Aires.
Fra il 1930 e il 1940 la sopraggiunta eleganza di stili e movimenti lo vede gradualmente soppiantare a favore del tango milonguero e salon;
il canyengue scompare.
Ma alla fine degli anni 90 alcuni ballerini di tango - che hanno continuato a ballarlo
e non lo hanno mai dimenticato - cercano di riproporlo nella speranza di ridare nuova vita a quello che è stato il precursore del tango,
congliendone l’essenza.
Esiste in quegli anni un ballerino, Rodolfo Cieri, che ricorda alcuni passi imparati da suo padre e da suo nonno quando era ancora bambino.
Lui e sua moglie Maria iniziano così a fare piccole dimostrazioni, che riscuotono successo e subito un certo numero di persone si dimostra interessato ad apprendere il ballo.
Pochi passi, di grande effetto, ma che da soli non possono bastare a far rinascere uno stile.
Intervista a Carmencita Calderon
Contemporaneamente un’altra coppia ripropone il canyengue, Martha Anton e Luis Grondona. I loro passi sono simili a quelli dei coniugi Cieri, ma arricchiti di un’inventiva coreografica che non può passare inosservata.
TangoStory: Exhibition Canyengue Marta Anton y Luis Grondona
IL CANYENGUE OGGI
Gradualmente il canyengue riacquista interesse.
Martha Anton - dopo la scomparsa di Luis - continua a fare dimostrazioni e tenere corsi in Argentina e nel mondo con Manolo El Gallego.
I suoi insegnamenti sono volti, oltre a trasmettere passi, a far conoscere il canyengue come espressione popolare.
A Buenos Aires il ballo variava persino da quartiere a quartiere e anche nell'insegnamento corrente troviamo stili
e metodi interpretativi tutti da rispettare, attingendo ai quali ognuno può trovare ispirazione, utilizzando lo stile
che più si avvicina al proprio modo di sentire e ballare.
Il fine primo e ultimo resta pertanto di restare fedeli allo spirito del ballo, rispettandone il ritmo e la musica,
per interpretare al meglio l’arte di camminare in cadenza stretti in un abbraccio.
Non quindi solo una sequenza di passi, ma un ballo tutto basato sulla musicalità.
Martha y Manolo - Canyengue
Nel 2002 Martha Anton con Manolo El Gallego e Adrian Griffero con Roxina Villergas fondano il Mo.C.C.A. (Movimento Culturale del Canyengue Argentino) con lo scopo principale di diffondere il canyengue
e difenderne la sua identità.
Primera presentacion del MoCCA (Movimiento Cultural Canyengue Argentino)
Tango CANYENGUE - ROXINA Villegas & ADRIAN Griffero (MOCCA)
Successivamente, a riconoscimento dell’impegno profuso nello studio e nella diffusione del canyengue, i fondatori del Mo.C.C.A. nominano il Sig. Ferruccio Diotti Rappresentante Mo.C.C.A. in Italia.
Ferruccio e Mariuccia Diotti a Pontecurone - Canyengue